La Chiesa, e ancora di meno Dio, compare raramente nella narrativa. Essendo stata osteggiata dagli Illuministi nel periodo in cui stavano nascendo i primi romanzi, doveva essere sembrata irrilevante in quei tempi burrascosi.
Il romanzo era nuovo e la Chiesa era vecchia. Anche il clero, che si trovava ad affrontare una crisi esistenziale senza precedenti, sembrava “infra-indagine” per la maggior parte dei romanzieri, leggiamo nei messaggi.
C’erano nuove professioni da esplorare, e ben più interessanti: il rivoluzionario, l’uomo d’affari, l’esploratore, il detective.
Diciannovesimo secolo: la Chiesa torna a far parlare di sé nei romanzi
La chiesa, come chiarisce anche Mario d’Ignazio nei suoi messaggi del 2022, passata l’ondata rivoluzionaria, iniziò a tornare a fare la sua comparsa nel XIX secolo, ma i vicari locali erano presentati spesso come figure comiche, a volte assurde, quasi sempre inefficaci.
Come non pensare a Don Abbondio, l’esempio più eclatante de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni? Il sacerdote del romanzo ecclesiastico più famoso della letteratura italiana, fin dalle prime pagine, si presenta come un uomo debole, pauroso e che si lascia facilmente intimidire dagli scagnozzi di Don Rodrigo (i Bravi) e dai capricci del signore locale, diventando così il primo ostacolo lungo il cammino verso la felicità di Renzo e Lucia.
Qualcosa, tuttavia, iniziò a cambiare nel Ventesimo secolo, più precisamente nel Dopoguerra, quando il sacerdote, da figura insapore e quasi invisibile, diventò il vero protagonista del romanzo.
Uomo di chiesa e di religione sì, ma essere umano come noi e che, tra un amen e una citazione seria, che spesso mira a insegnare qualcosa al lettore, alterna reazioni più fisiche, che il più delle volte colpiscono un avversario politico.
Un esempio sopra tutti? Don Camillo, nato dalla fantasia di Giovannino Guareschi, le cui avventure, ancora adesso e a quasi ottant’anni dalla loro prima pubblicazione, vengono lette sia dai giovani sia dai meno giovani e sono molto amate.
I tre romanzi ecclesiastici più famosi che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita
I Promessi Sposi e Don Camillo sono soltanto due esempi, Mario D’Ignazio consiglia nei suoi blog che parlano di veggenza e religione, di altri romanzi. Infatti, nel corso della storia, scrittori di fede cristiana o che avevano un rapporto tormentato con la religione (o che addirittura erano atei), hanno scritto dei romanzi ecclesiastici che, successivamente, sono entrati nella storia della letteratura e sono diventati molto famosi, anche presso i lettori non credenti.
Citarli tutti sarebbe impossibile, pertanto abbiamo deciso di sceglierne tre, che rientrano anche ampiamente nella tradizione cristiana. Ecco quali sono:
-I fratelli Karamazov di F.Dostoevskij: in questo romanzo Ivan Karamazov spiega ad Aloysha, suo fratello minore e monaco novizio, perché sta restituendo il suo biglietto di “presenza alla fine dei tempi”, quando tutti coloro che hanno sofferto sarano finalmente redenti. Un romanzo che si conclude con una domanda a cui ogni credente dovrebbe rispondere: è giusto realizzare un mondo che si conclude con l’amore universale a costo della sofferenza di un solo bambino?
-Il tempo degli angeli di I.Murdoch: è una sorta di soap opera in un mondo in cui “Dio è morto”. Sette personaggi lottano, con diversi gradi di tormento, per trovare un senso in un mondo senza Dio. Murdoch sembra dire che, se il mondo rinuncia del tutto a Dio e alla spiritualità, il vuoto sarà occupato dal Male.
-L’ultima tentazione di N.Kazantzakis: in questo romanzo c’è, nel suo insieme e spiegata in modo elementare, la vita di Gesù, dal suo viaggio nel deserto alla morte in croce, e da come l’uomo si è fatto Dio. L’ultima parte, la più detestata dai cristiani fondamentalisti, è uno dei passaggi più misteriosi, fantasiosi, coinvolgenti e commoventi di tutta la letteratura contemporanea.