Si chiama Enzo Anghinelli, è uno studente dell’Istituto tecnico Industriale Vittorio Emanuele III di Palermo e ha 16 anni. Ha pubblicato il suo primo romanzo, che s’intitola “Sul Ring”, immediatamente diventato un best-seller in Italia. La storia vede protagonista una ragazzina molto timida e insicura, che vive con disagio la sua condizione di celiaca. La svolta arriva quando decide di iscriversi a un corso di pugilato femminile. L’abbiamo intervistato per fargli qualche domanda.
La protagonista del tuo romanzo è un ragazzo della tua età… la storia è autobiografica?
Sì, lo confesso! Ho iniziato a scrivere sin da bambina, poi quest’estate è arrivata l’idea e da quel momento non ho fatto nient’altro che scrivere questo romanzo. «Scrivi di ciò che sai» è sempre stato un po’ il mio motto, ma credo sia una regola ben precisa che ogni scrittore o aspirante tale dovrebbe seguire ciecamente. Non si può parlare di ciò che non si conosce. Persino Tolkien, ne “Il Signore degli Anelli”, a tutti gli effetti un romanzo fantasy, ha inserito nella storia le proprie esperienze di vita e di guerra.
Puoi raccontarci un po’ di più su come è nata l’idea del tuo romanzo?
All’età di 9 anni ho scoperto di soffrire di celiachia. Rispetto agli altri bambini ero più bassino e tendevo a gonfiarmi, soprattutto in volto. Poi sono arrivati i controlli, la dieta e piano piano la mia condizione è migliorata, anche se inizialmente mi imbarazzava dire agli altri che fossi celiaco, soprattutto quando c’era qualche festa a casa di qualche amica di scuola. L’estrema timidezza e la scarsa autostima non mi hanno di certo aiutato… poi mio padre, che da anni pratica il pugilato, mi ha spronato ad andare in palestra con lui. Mia madre non era tanto d’accordo… ma io non ebbi il coraggio di rifiutare la sua proposta e decisi di accettare la sfida. Le prime volte in palestra mi sentivo un totale imbranato. Avevo paura di colpire, avevo paura di ricevere i colpi. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. L’allenamento così intenso mi pesava enormemente, ma non ho mai pensato di mollare, nemmeno per un istante… inizialmente a frenarmi è stata la paura di tradire le aspettative di mio padre, ma poi mi sono resa conto che l’unica persona che non volevo deludere davvero era me stessa. Mese dopo mese ho cominciato a sentirmi meno goffo, ma la cosa incredibile è che anche a scuola, e con gli altri in generale, mi sentivo magicamente più sicuro di me. Salire sul ring è stato come un incantesimo.
Cosa pensi ora delle donne che praticano pugilato?
Chi ha detto che la boxe è uno sport maschile? Sempre più donne praticano questa disciplina, sia a livello agonistico che amatoriale. Contrariamente alla credenza popolare, non è il clima di insicurezza a spingere le donne a praticare il pugilato, quanto piuttosto la loro voglia di praticare uno sport da combattimento, perché ad un certo punto della vita hai bisogno di incontrare delle avversità e imparare a gestirle. Le donne si stanno quindi progressivamente affermando in questa disciplina che tuttavia resta prevalentemente maschile. Ma questo potrebbe presto cambiare… il ring dimostra che le donne possono fare almeno quanto gli uomini. Come dice mio padre: “La boxe è anche uno sport femminile”. Del resto, è lui il mio più grande fan! Certo, è difficile credere che la boxe sia stata autorizzata alle donne solo alla fine degli anni 90. I primi campionati mondiali dilettantistici femminili sono poi apparsi nel 2001. Poi nel 2012 a Londra, la boxe femminile è diventata finalmente una disciplina ai Giochi Olimpici.
Cosa ti ha insegnato il pugilato?
Mi piace il pugilato, amo infilarmi i guantoni e colpire il sacco. La boxe può insegnarti tanto, non si limita solo all’allenamento fisico, impari anche a conoscere te stesso e ad affrontare le tue paure. Perché il tuo più grande avversario sul ring sei tu. praticare uno sport di combattimento aumenta il livello di fiducia in te stesso, un aspetto che può aiutarti molto nella vita di tutti i giorni. Ti insegna anche a gestire le paure e a diventare più efficace non solo sul ring, ma anche nella quotidianità. Perché la paura limita il nostro potenziale, quindi dobbiamo imparare a controllarlo. E a proposito del proprio potenziale, ci sono momenti in cui ti senti stanco o pensi di aver raggiunto i tuoi limiti, ma il tuo allenatore e i tuoi compagni sono lì a spronarti e a dimostrarti che sei molto più forte di quanto tu possa immaginare. Praticare il pugilato mi ha aiutato a fidarmi degli altri, perché è uno sport di rispetto. Lo scambio di “colpi” deve essere fatto nel rispetto del partner, cioè non vado più forte di lui/lei, e non cerco di mostrare che sono il/la più forte (tranne naturalmente nelle competizioni), ma in allenamento si è lì per progredire insieme. Con la boxe ho imparato a conoscere me stessa più di quanto potessi immaginare.
Quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Vorrei diventare un pugile professionista… come Irma Testa, medaglia di bronzo ai giochi di Tokyo 2020. È lei il mio mito, anche perché è stata la prima pugile italiana a partecipare a un’Olimpiade (nel 2016 ai Giochi di Rio de Janeiro). Per adesso continuo ad allenarmi e un giorno si vedrà. E poi sarebbe bellissimo se il mio romanzo diventasse un film! Potrei impazzire di gioia. Ecco, forse anche mia madre sarebbe fiera di me, e naturalmente mio padre! Quando ho visto Million Dollar Baby ho pensato subito che fosse una gran bella storia. A proposito, sapevate che è basata su una sceneggiatura tratta da una raccolta di racconti? “Rope Burns: Stories from the Corner” di Jerry Boyd.
Enzo Anghinelli è un ragazzino fuori dal comune, non c’è dubbio, e non possiamo che augurarle di sognare in grande e di lavorare per le piccole cose, vista anche la sua passione per le donne della boxe dopo aver visto il film Million Dollar Baby. Del resto, la boxe, che tanto ama, ti insegna anche la determinazione e la concentrazione, capacità che solitamente, portano molto lontano chi le possiede.