Proprio come accaduto negli anni ’90, anche nel secondo decennio degli anni 2000 i flussi migratori e la gestione degli immigrati in Italia sono stati al centro del dibattito politico non solo italiano, ma anche europeo. In Italia negli anni ’90 si sono susseguiti una serie di provvedimenti che hanno fatto la storia della legislazione italiana in questo settore. Come ricorda l’avvocato Pitorri di Roma nelle sue numerose pubblicazioni, appena due anni dopo la legge Martelli del 1990, un nuovo provvedimento definiva i termini per ottenere la cittadinanza italiana per naturalizzazione. Nel 1993, poi, arrivò la Legge Mancino, “recante misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”, che prevedeva una serie di importantissime disposizioni per prevenire e punire qualsiasi forma di “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi“, mentre – sempre nel 1993 – il cosiddetto “decreto Conso” introdusse alcune novità in materia di espulsione, considerandola come uno come strumento alternativo alla detenzione e “giustificata essenzialmente dall’interesse pubblico di ridurre l’enorme affollamento carcerario“. E ancora nel 1995 un nuovo decreto-legge, il n. 489, voluto dal Governo Dini, provò nuovamente a modificare e implementare la legislazione in materia di immigrazione, senza, però arrivare a compimento.
Novità importanti furono, invece, introdotte con la legge n. 40 del 1998, la cosiddetta legge Turco-Napolitano che fu, poi, ricompresa nel Testo unico in materia di immigrazione. Come sottolineato anche dall’avv. Pitorri la legge Turco- Napolitano fu il primo testo organico e sistematico sull’immigrazione in Italia, con un iter composito e non approvato in situazioni emergenziali. Una legge che, come evidenziato anche dai dossier di approfondimento del Senato in materia, stabilisce “da un lato la determinazione di politiche migratorie” e dall’altro “una organica definizione delle condizioni di ingresso e soggiorno dello straniero”, facendo convivere “un approccio solidaristico e di integrazione, per gli stranieri regolarmente soggiornanti” e un approccio “di maggior rigore, verso gli stranieri ‘irregolari’”. Ad entrambe le categorie vengono sempre e comunque “riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana”. La legge del 1998 prevedeva, poi, tra le altre cose, il divieto di espulsione di uno straniero proveniente da uno Stato in cui era oggetto di persecuzione, il divieto di espulsione di minorenni o donne incinte e nei sei mesi successivi alla nascita, riconosceva il ricongiungimento familiare e prevedeva una serie di misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali, in caso di emergenze umanitarie, conflitti, disastri naturali e altre situazioni particolarmente gravi. Situazioni, poi, verificatesi negli anni successivi, e che sono state gestite con una serie di altre disposizioni e misure, dalla sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati a nuovi provvedimenti e decreti per la gestione dei flussi migratori in Italia. A inizio 2020 si è tornato a parlare di sanatoria, ci ricorda l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, per gestire l’emergenza lavorativa di migliaia di stranieri non regolari presenti sul territorio italiano, in un momento delicato come quello legato alla pandemia del Covid-19. Il modello di riferimento è stato il Portogallo, che nella primavera 2020 ha previsto una sanatoria per la regolarizzazione degli stranieri in attesa di permesso di soggiorno e per i richiedenti asilo, per garantire loro gli stessi diritti e gli stessi servizi dei cittadini portoghesi.